La concezione degli stampi per la produzione di componenti sinterizzati è molto semplice. Nella sua forma più "banale" lo stampo di un sinterizzato è composto da una matrice (che realizza la sagoma esterna del pezzo), e due punzoni con medesima geometria della matrice.
Questi punzoni, agendo sia dall'alto che dal basso (si tratta infatti di presse a doppio effetto), comprimono la polvere nella matrice.
Eventuali lavorazioni che causerebbero un sottosquadro, non sono gestibili con il processo di pressatura di componenti sinterizzati. Per questo motivo, molto spesso, i componenti che meglio si prestano alla tecnologia della sinterizzazione sono quelli privi di lavorazioni sull'asse Z.
Come fare con sinterizzati che hanno sottosqadro?
Solitamente sono previste delle lavorazioni successive alla fase di sinterizzazione. Queste lavorazioni, per non essere troppo onerose, devo essere di poco conto: forature, filettature, ecc.
Quando la ripresa diventa molto complessa (come nel particolare nell'immagine) è solitamente sconsigliato utilizzare la sinterizzazione come processo tecnologico produttivo.
Quindi, perché il particolare nell'immagine è stato realizzato in sinterizzato?
La scelta, in questo caso, era dovuta in parte al lotto produttivo che permetteva l'ammortamento di 2 stampi, e in parte perché qualsiasi altro processo non si era dimostrato economico come la sinterizzazione.
Abbiamo infatti risolto il problema, come accennato sopra, realizzando 2 stampi, uno per ogni pezzo. Dopo la fase di pressatura, abbiamo assemblato le due parti mettendo in prossimità della giunzione un piccolo pezzo di rame.
Nel passaggio in forno, il rame ha fatto da lega saldante. I particolari alla fine della sinterizzazione erano un unico pezzo sinterizzato.